giovedì 30 luglio 2009

Duracel in un mondo post-moderno

Ok, erano solo le batterie praghensi, che non si sa come, facevano collassare la macchina fotografica quando premevo il pulsante "scatta". Ho pensato di cambiare batterie prima di disperarmi e convincermi che tutto era perduto!
Fatto sta che, qualcosa della mondializzazione, globalizzazione, e internazionalizzazione, conduce ineluttabilmente al mercato globale, cioè al farmi trovare delle Duracel il un baracchino gestito da un tizio simpatico, con il quale ho discusso pochi minuti dell'affare Ibrahimovic-Eto'o.
Comunque, questa è una foto-prova...non rende affatto l'idea del caotico che diviene architettura post-moderna, ossia di Yerevan. Essa è solo una bozza approssimativa di questa realtà decisamente assuefatta dalla deregolamentazione strutturale...
Non intendo discutere ora della commensurabilità della comprensibilità, ma sul serio vorrei farvi capire i significati che questa città mi ha trasmesso nell'immediato.
Pur essendo vero che ho un rapporto sentimentale con ogni città in cui ho vissuto, è sempre come la prima volta visitarne una nuova...
Qua le epoche architettoniche si sovrappongono, compenetrano e mischiano in un' essenza-collage squisitamente armena, che mi ci vorrà tempo prima di poter metabolizzare. Come in una stratigrafia schizofrenica, non si comprende bene dov'è nascosto l'antico, quando finisce il vecchio, e dove inizia il nuovo...

Per ora è tutto...Non appena possibile imposto delle cartelle fotografiche: ovvero sia, quando imparo a farle!