domenica 29 novembre 2009

Il Tempio di Garni


Il tempio di Garni, in stile Ionico, è dedicato a Mitra e fu costruito nel I secolo d.C. dall'imperatore d'Armenia Tridate I, grazie ai finanziamenti che questi ottenne da Nerone. Unico superstite di un complesso di templi distrutti subito dopo la conversione al cristianesimo. Un barlume di architettura ellenistica che racconta dell'influenza politico-culturale che l'antica Grecia aveva su questa regione. Ampiamente ricostruito dopo un terremoto che lo abbatté quasi integralmente, sembra un collage di pprzioni originali e fac-simili (una minima parte, va detto): nel complesso, evocatorio e suggestivo. Internamente si è conservato l'altare cerimoniale.
Nei secoli succesivi alla cristianizzazione dell'impero, fu una zona cinta da torri e mura, delle quali una minima parte è rimasta intatta, utilizzata come residenza estiva dai re d'armenia. Tutto attorno gli scavi proseguono nel tentativo di dissotterrarne la villa imperiale. Il canyon sottostante, con il passaggio del fiumiciattolo Azad, la rende effettivamente una zona incantevole e rilasssante.
Buona per una domenica in compagnia, alla ricerca della storia antica di questa regione nei luoghi in cui essa si racconta.

venerdì 27 novembre 2009

Ararat

Finalmente...
Eccolo qua, prima volta che mi si presenta davanti all'improvviso con la macchinetta in tasca. Colgo l'occasione per mostrarlo anche a voi...

Più si penetra nell'inverno e più spesso compare....o meglio, compaiono, il Piccolo e il Grande Ararat...a ricordare che la Turchia è vicina.
Oggi ho provato a fare il biglietto per tornarmene a casa...missione fallita.

Comunque, ho immaginato fosse venuto fuori per salutarmi...

Inoltre, sopra Yerevan son sbucate montagne invisibile prima, tutte innevate, come lucidate a nuovo...Ma quanto sono stato chiuso in casa?!
Magari non le avevo mai notate? In quel pendant estivo/ottobrino si confondevano con l'orizzonte mattonato di tufi e basalti, le prime cime arse e sbuciacchiate, con la vegetazione risecchita e impiastricciata...

Bah, sia come sia, domani le mie sorelline mi portano fuori città! Vado a fare il turista...

domenica 22 novembre 2009

working

Prigioniero delle mie idee... Ad esser onesto, più perseguitanto dal sudaticcio bisogno di sembrare a me stesso di averne, cosicché non mi apparia sterile inerzia la mia vita.
Non voglio divenire così vigliacco da smettere del tutto di pensare. Eppure a volte guardarsi le punta delle dita senza nulla aggiungere è così rilassante. Non vorrei neppure pensare così a lungo e così intensamente da dimenticare di condividere questo pianeta con dei miei simili, che esso è abitato da altri pensieri e percorso da altre traiettorie interpretative.
Noia esangue al momento; me ne sto qua vestito di assillante cecità intuitiva, sfibrato dalla voglia di prendermi un pò in giro, di chiudere di colpo i libri e scappare verso la periferia.
Come sempre, mi verrebbe da dire.
"Com'è il tuo cuore, così è il tuo Dio". Mi pare che Feuerbach dicesse qualcosa del genere...A lungo andare temo d'esser divenuto un fanatico del mio cuore. Credo di aver perduto o snellito qualche potenziale o fattuale relazione sentimental-amicale per questo motivo...
Dovrei perder nuovamente il mio Dio per trapassare la seconda imene dell'auto-inculturazione, scrollarmi di dosso ciò che ho creduto di imparare tutto da solo e penetrare al di là di me stesso, un confine così inviolabile sino ad oggi. Se significhi abbandonarsi nell'assenza generalizzata e nuotare nell'ubriachezza sempiterna, oppure ricominciare dall'inizio e per sempre, come in un secondo parto, solo un pò più consapevole, questo lo ignoro...

Intanto sfumacchio una sigaretta dal terrazzo del secondo piano di una lussuosa residenza del quartiere dove un tempo risiedevano i membri del soviet e le personalità influenti della nomenklatura.
Yerevan si fa tersa e sfuocata quando viene la notte. Le luci non sono sufficienti a donarle un chiaro-scuro che ne accentui le profondità e le distanze. Qualche passeggero black-out ogni tanto la mette a tacere definitivamente. Il lavorio edile la fa assomigliare ad un cantiere permanente. Una metropoli buia e rumorosa.

Dall'oscurità fan capolino mille finestrelle, mille celle di isolamento.

giovedì 19 novembre 2009

...multicultural riddle

Due battute veloci, valide solo a convalidare la mia presenza nel mondo e testimoniare che sono sopravvissuto. Il soggiorno caucasico si dilata, per diversi motivi: coincidenze astratte che determinano la rotta del mio viaggio.
Passo le mia giornata chiuso in camera a infarcirmi di nozioni di "diritto internazionale" e "multiculturalismo". A inizio dicembre mi spetta di condurre una seduta d'approfondimento incentrata su taluni aspetti della ricerca nel Karabakh in relazione a tali tematiche: di fronte alle rapresentanze Onu; sulla labirintite da "leggi più che puoi e cerca di capire" si affaccia molto spesso un eccitamento elementare e banale.
La tana che mi sono scavato è gonfia di intermezzi e pubbliche relazioni tipo famiglia nella prateria: Amalia che passa a fare le pulizie, Christine che mi porta il caffe a pomeriggio inoltrato, Antonio che mi saluta al ritorno dal lavoro, lo studente inglese in tirocinio all'ambasciata che sgranocchia qualcosa di croccante, peta e sogghigna immeditamente dopo...
Dalla finestrella del mio guscio vedo oramai calata la coperta invernale che ha fatto di Yerevan una città inprovvisamente più fredda, colorata, splendente. Blu patinato, tagliente splendore, lucida e assiderante atmosfera: a poco a poco tutti i detriti nubeggiante sono stati spolverati via dal cielo, togliendogli profondita ma facendolo incommensurabilmente più avvolgente. L'Ararat sbucca sempre più spesso a perforare i contorni della città come in un atto sessuale. Imponente e narciso, vuole che lo si guardi.
Sono immobilizzato sul concetto di "riconoscimento"... penso che ci resterò ancora a lungo.
Devo convincermi che non corrisponda ad una forma di super-dipendenza giuridico-filosofica dettata dal dominio extra-pratico degli Stati-Nazione.
Aspetto di mentirmi bene, poi vado avanti...