domenica 11 aprile 2010

11/04/2010

Non sfamerò il desiderio di narcisismo di nessuno. Fare il missionario non è affatto la mia vocazione, e nell'assenza di questa, l'impressione di sfruttamento latente (o quanto meno di utilizzo momentaneo) si moltiplica e raggomitola a dismisura dietro a ogni gesto benevolente. Senza escludere che, al di là del fatto di sentirmi patetico nel farlo, è anche probabile che acquisendo dimestichezza in questa arte diminuisca l'autostima, e questo è certamente un pericolo da bypassarsi.
C'è una voragine tra me e l'auto-lesionismo. Per questo non so infondere sicurezza se non in misura tale da esigerne a mia volta. Non credo di poter barattare affetto per affetto, e tra l'altro, credo pure che nessuno sia in grado di poterlo fare senza alcune ripercussione destabilizzante; simulare è una cosa che san far propria i mestieranti e gli imbecilli. La vita non è propriamente un mestiere, mi sembra...
Sto cercando di esser sempre più "uomo" e sempre meno oggetto sacrificale in una società-mercato tutto sommato votata all'uso rituale dei corpi, delle psicologie, della fede e delle emozioni.
Fondamentalmente, ciò che più mi preme è di esser pienamente causa sui: ossia che, in sciagurati termini, qualora debba essere proprio fottuto, mi si conceda di farlo da solo e in piena consapevolezza.
Buonanotte.

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