lunedì 3 maggio 2010

3/5/2010

"Un viaggiatore si avvicinò a certe persone che erigevano un edificio e chiese loro, ad uno ad uno: "Che cosa fate?". Uno rispose in tono irritato: "Oh, sai, da mattina a sera non facciamo altro che trasportare queste maledette pietre". Un altro si rialzò in piedi, raddrizzò le ginocchia e disse con orgoglio: "Vedi? Costruiamo un tempio", Quindi, se vedete questa meta splendente, un tempio che sorge su una verde collina, allora anche le pietre più pesanti diventano leggere e il lavoro più faticoso è piacevole"
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GORBACHEV M., Perestrojka. Il nuovo pensiero per il nostro paese e per il mondo
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Faticare diviene solerzia zelante solo ed esclusivamente se c’è luce al di là dell’orizzonte. Convinti che vi sia un nuovo giorno muoviamo verso il domani proiettandovi idee e pensieri futuribili, guardando ad un “noi in potenza”. Che sia un ulteriore modo per illudere il tempo ed i confini inopinabili che il nostro esser Umani ci porta ad avere, beh, su questo vi sono pochi dubbi.
D’altro canto, non temo a dire il vero il “viver alla giornata”. Temo piuttosto che funzioni: di trovarmici così bene da dimenticare che prima o poi la morte arriva ad esigere il saldo definitivo dei rimpianti.

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