mercoledì 16 dicembre 2009

Saghmosavanq

Gitarella fuori porta: in uno di quei posti che di solito non visiti, espulsi inplausibilmente dai luoghi preselezionati poichè non evocativo della storia, della cultura, delle tradizioni. Non turistici insomma.
Ci son capitato anch'io per caso, infatti, solo perchè un amico qui possiede un pezzo di terra, e ci teneva a mostrarmela. Una campagna qualunque dell'armenia, delimitata da uno strapiombo; una chiesa innerita e diroccata di non si sa bene quanti anni poco distante, bestie che pascolano, qualche sentiero battuto seguito parallelamente da un canaletto per l'irrigazione semicongelato;terrapieni di zolle polverosi e fredde. Si sta cominciando a coltivarla questa terra quasi vergine, dice. Ma ora è inverno, e d'invero l'Armenia è silenziosa, immobile, morta. Sono riuscito a distinguere dei pomodori e dei noci. Ma anche dove la terra è spoglia, sono i segni dell'aratro e della recente lavorazione che mi inducono a capire che qui c'è vita. I ricchi l'hanno addocchiata, aggiunge: dall'altra parte della strada, infatti, cominciano a ergersi le loro sfarzose residenze stagionali.

Ma per il momento, sono ancora il candido isolamento e l'abbandono bucolico le sensazioni che mi procura.

Nessun commento:

Posta un commento