martedì 20 ottobre 2009

Aghdam

Ci abbiamo provato per due volte a entrarvi, io, Michele ed Emanuela...Sulla città di Aghdam vige il monito del silenzio da parte degli apparati, e l'ordine di non condurvi turisti sprovvisti del permesso del Ministero della Difesa, delle sue guide, del suo controllo. Quanto sia difficile anche solo entrarvi nel suddetto Ministero lo ho testato negli ultimi giorni.
Qualcuno palesava la possibilità che vi fossero taxisti particolarmente lungimiranti e circospetti - basterebbe dire emancipati, ma non utilizzeremo in questa sede terminologie sesantottine - disposti a portarti dietro cospicuo ridargimento. Al primo tentativo ci e' andata male.
Il nostro accompagnatore, prima spavaldamente entusiasta sulla proposta di andare a dare un'occhiata da quelle parti, si fa cogliere da un attacco di panico durante l'ultima fase del tragitto, ci chiede di controllare il documento rilasciato in allegato al Visto con i dettagli della nostra visita, e all'ingresso della città svolta a sinistra, tacendo. Salta tutto.
Prima di partire, qualche malsana chiacchierata con locali particolarmente rispettosi della già citata normativa disposta al concludersi della guerra, e qualche non escludibile minaccia camuffata da amichevole avvertimento, hanno giocato a nostro sfavore sulla psicologia del pilota, il quale oltretutto, costeggiando in lontananza i villaggi parzialmente distrutti che circondano la città, ci ha imposto di non fare foto (un'altro dei dettami ministeriali, particolare di cui eravamo a conoscenza grazie alla Lonely Planet).
Insomma, era impaurito. E imbastardito. Abbiamo ripiegato sulla fortezza di Tigranakert, poco distante, sotto la pioggia e con una nebbia che anche se avessimo voluto, non ci avrebbe permesso di portarci a casa un buon ricordo fotografico (ma un'ottimo audio-visivo).

Purtroppo per questo autista (e per l'ordine dei taxisti in generale), per il Governo, per il Ministero della Difesa ed infine per il ligio Popolo della Repubblica del Nagorno-Karabakh, tutto questo proibizionismo - se pur assolutamente giustificato - ci ha fatto venire una altrettanto giustificata "quolina in bocca", a tal punto da abbandonare l'ipotesi Dadivank (monastero del V secolo D.C. arroccato a nord della regione) e riprovarci il giorno dopo, questa volta con la compagnia di A., del quale non si vuole menzionare altro se non il fatto che rimarra nella mia memoria, e nel mio cuore, anche solo per il miscuglio di buon umore e smaliziato anticonformismo che fruttano spesse volte tutta la mia simpatia a chi le possiede. Dopo un'oretta di macchina tiriamo dritto laddove il giorno prima avevamo svoltato, e senza indugio entriamo nella città proibita. Queste sono le immagini di un'altro posto semi-dimenticato, che possiede ciò nonostante la dignita' per sussurrare la sua storia...
Aghdam è un ex-centro mercantilizio e metropolotino, che contava alla fine degli anni '80 cento mila persone, in nettissima prevalenza Azera. Divenne luogo di scontro nel 1993, quando il conflitto armato Armeno-Azero, nella sua fase terminale, fini per convergere dalle regioni centrali del Karabakh dove si era dapprima sviluppato, verso l'esterno, in quello che fu il contrattacco Armeno e la conseguente espansione dell'esercito che occupò questo luogo e l'intera porzione del territorio azero circostante, una delle così dette "7 regioni". Cosi sono chiamate le fette di terra esterne al perimetro giuridico-territoriale della Regione Sovietica Autonoma del Nagorno-Karabakh, motivo di discussione e nodo centrale dlle trattative tutt'ora in corso. Sulla presa della citta' - per alcuni rapida e indolore, per altri lunga e sofferta - si sa che avvenne lottando tra Aghdam, bastione Azero, e Askeran, fortezza Armena espugnata e resa luogo per la preparazione degli attacchi. Dicono sia stata un'impresa, e che tutti i gruppi speciali furono chiamati all'opera durente l'ultimo assedio.
Il risultato di questo sull'architettura e l'urbanistica locale e' quello conseguente al bombardamento dei giorni che precedettero la presa definitiva di Aghdam; semplice, prosaico, laconico: non un tetto salvo, non una strada integra, scenario patinato del grigio manto pietroso delle macerie.
Dopo il cessate il fuoco firmato nel 1994, è stata ulteriormente sventrata e saccheggiata dei materiali utili alla ricostruzione delle altre citta' centrali: metalli, pietra lavorata, tubature, impianti eltettrici e così via...Finendo la sua miserabile storia divenedo "cerottiera" per le ferite citta' nemiche.
Oggi Aghdam e' scoperchiata dell'anima che un tempo deve avere percorso i suoi vicoli. Immaginare come doveva essere da viva è tuttavia impossibile, per me. A Stepanakert ho avuto il piacere di incontrare una Signora che vi andava spesso per fare le "grandi spese", "c'erano grandi negozi e magazzini" dice...
Un migliaio di contadini la abitano ora, e se gli passi troppo vicino ti guardano in cagnesco, con occhi ed espressioni torve ed impenetrabili...
Essendo tuttora zona di confine e per questo assai sensibile - per di più oggetto centrale delle discussioni interne agli inconcludenti negoziati per un eventuale "restituzione" o "cessione" all'Azerbaijan - non è stata di fatto restaurata, nè sminata. Non se ne sente particolarmente il bisogno. Ragion per cui in così pochi la frequentano...

1 commento:

  1. ciao luca,

    scusa se non mi sono ancora fatto sentire, ma mi ero scordato del blog e ci sono capitato oggi per la prima volta, hai scritto troppa roba per un giudizio a caldo, magari me lo leggo bene e ti lascrò un commento più ricco oppure ne parleremo quando torni, comunque mi pare d'aver inteso che il lavoro procede, congratulazioni e in bocca al lupo..
    a presto
    Stefano

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