martedì 13 ottobre 2009

Ultimi giorni nel Karabakh

E' da troppo che non aggiorno questo blog, purtroppo o pefortuna... Nelle ultime settimane ho attraversato un po' delle lande nord-orientali di questa regione, in compagnia di due amici italiani e di una buona dose di "pazienza, insistenza e speranza". Chi ha potuto visitare con me le rovine di Tigranakert e la citta di Aghdam, sa cosa significano queste tre parole. Ho in mente di parlarne in seguito...

Vorrei invece concentrarmi su un'altro aspetto che in questi giorni, e improvvisamente, si e' venuto a manifestare in questa terra di nessuno. Il soprabito sempre austero dell'uniorne sovietica...

Durante l'ultimo periodo ho cercato di frequentare istituzioni deputate all'istruzione e all'educazione delle masse quali le scuole statali (No 7 e 8), l'Universita' Mashotz e l'Univesita Statale di Stepanakert. Con piacevole eccezione della prima universita', in cui mi si e' consentito di entrare e frequentare gli studenti (se pur taciturni, guardingi e remissivi) e della scuola numero 8, all'interno della quale son penetrato grazie all'aiuto di una amica del ministero dell'educazione in loco, il resto e' stato un disastro. Laddove ho potuto sondare il terreno dialettico riguardante e lro condizioni materiali tramite quegli argomenti-sonda utili a farlo, ho potuto percepire, sinteticamente, che vi sono tre rilievi utili:

-nella misura in cui sanno non gli e' lecito parlare (censura);

-dove non sanno, non possono essere investiti del ruolo di interlocutori, e non sono infine nelle condizioni di sapere che cosa pensare (vuoto di informazioni);

-il discorso maggiormente in voga e' quello che si attiene uniformemente alla pratica politica della propaganda.

Detto in parole semplici, non mie ma di un amico franco-armeno trasferitosi qua 2 anni fa: "non gli si da la possibilita di pensare, di farsi un idea", che non sia omogenea al sistema di pensiero costruito e regnante, ufficialmente promosso dagli apparati, il discostarsi dal quale significa apertamente "offendere l'unita nazionale". Un aneddoto raccontatomi da questo ragazzo potrebbe essere ulteriormente delucidatorio. Nelle campagne e villaggi presenti nelle regioni periferiche della regione, le piu' povere, si trovano migliaia di ettari di terreno coltivabile completamente spogli, infrastrutture per l'irrigazione bloccate da decenni, ed un arretrato sistema di sfruttamento agricolo. Chiedendo delle spiegazioni a riguardo - e nel tentativo di ottimizzarne l'agricoltura in favole dei locali - ha potuto constatare come non vi sia innazitutto un idea della responsabilita' (ne tanto meno dello spreco legato all'inutilizzo di queste terre). Conseguenza diretta di questo fatto, a suo dire - nessuna presenza di un concetto di miglioramento nella gestione diretta della fattoria e delle condizioni di sussistenza da essa derivanti. Le cose stanno cosi', congelate. Il cambiamento e' del tutto assente nell'uso collettivo dell'affare professionale (pur potendo legalmente agire in questo senso). Credo, sia in attivo che in passivo: ovvero, non puoi decurtarli di un milligrammo di terra nella misura in cui un aggiunta della medesima non e' assolutamente contemplabile. Ovviamente, ammesso che non sia il governo a farlo. 

Tornando al discorso centrale, le strutture educative - l'universita' statale e la scuola numero 8 - si sono dimostrate nei miei riguardi assai spontanee, genuine, come dire....

Mi hanno sbattuto fuori dall'universita' prima con un echeggiante "NO" del rettore di fronte al permesso del ministero, il quale fra l'altro si incazza come un fabbro e comincia a blaterare strafalcioni contro il mio NON PARLARE RUSSO, con una povera inconsapevole segretaria semi in lacrime che sotto voce provava a sillabare qualcosa tipo "scusa", "non e' arrabbiato con te", "torna domani". Il giorno successivo mi ci reco ben piu' agguerrito, voglioso di spiegazioni esaustive, pronto a far valere le mie carte, lettere di presentazioni, nomi e cognomi di chi mi aveva dato carta bianca per lavorare in quel campo, insomma fiduciari. Anche disponibile a raccontare qualche pagliacciata sul "lei non sa chi sono io"(come suggeriva qualcuno). Non ho neppure finito di motivare il mio ritorno in quell'edificio, vengo accompagnato per il gomito alla porta, con sonoro sbattere di porta. L'ultima provocatoria affermazione che hanno potuto ascoltare le mie orecchie e' stata quella di una Prof. che ha gridato mentre mi allotanavo: "I'm considering this task risolved". Vaffanculo...

Naturalmente la notizia che il rettore aveva bruciato in persona la mia proposta si e' sparsa per l'edificio in men che non si dica, su per giu' in 24 ore, e ora sono divenuto il lebbroso. L'innavicinabile da ogni studente (nonche' forse il pericolo pubblico numero uno)...ciao universita'...

La direttrice della scuola numero 7 invece e' stata molto piu' macchiavellica, complice il mio interprete, il quale e' molto piu' interno a questo gioco di quanto potessi aspettarmi. Sono un ingenuo, naturalmente... Prima ha chiesto che mi allontanassi dal personale (e dalla scuola al contempo) dato che dal ministero aveva ricevuto ordine di non divulgare notizie. Cio' e' a mio avviso comprensibile. Cio' detto, poche ore dopo, con il beneplacito del Ministero dell Educazione ed il numero personale del cellulare del Ministro, il quale si era messo a disposizione per una eventuale chiamata risolutoria nel giro di poche ore ed in caso di necessita', mi fa presente che lei non mi conosce, che dovrei essere accompagnato da un responsabile del ministero per tutta la durata dell'intervista, e di fronte a cio', l'interprete si dimentica (...) di dargli il numero del ministro per avere la strada libera, dicendomi (dopo un quarto d'ora di conversazione tra loro due, e sorrisi che si sprecano, in una lingua ahime' incomprensibile) "non puoi fare niente, mi dispiace". E io: "ma gli hai dato il numero?". "Mi dispiace, ma non puoi fare niente, e' molto dipiaciuta. Lei e' molto brava, io la conosco, conosce tutta la mia famiglia, e' sincera..." e bla bla bla.

Viva lo stato di potere autoritario. Viva le menti indebolite da legacci dogmatico-burocratici. Evviva il buio del libero pensare, sul quale vigila l'alta torre dell'apparato politico-militare. Il karabakh e' un giardino democratico per visitatori inconsapevoli costituito a scopi turistici! Per chi ci vive, e' un continuo pensare alla fantasiosa fuga, o un continuo "non pensare", dipende da quanto sei fortunato...

Ora forse ho la spiegazione del perche' le conversazioni-intervista con adolescenti finiscono sempre per fallire in un "parlami dell'Europa"...

L'italia sta andando proprio in questa direzione. Ma su questo scrivero' magari quando torno, comparativamente...

1 commento:

  1. In questi giorni per motivi calcistici (ovvero la sfida turchia-armenia) si è parlato del Karabakh. Su questo argomento hanno consigliato un film "La Masseria delle allodole". Lo sto scaricando e ti farò sapere com'è.

    Nel frattempo sfrutta più che puoi questa opportunità e torna carico di nuovi significati.

    Ci sentiamo presto

    Denny

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